Danzaterapia tra Oriente ed Occidente
La Cura del Corpo-Cuore
Che danzare sia una facoltà che appartiene alla persona e permetta di esprimersi e di vivere profondamente la propria corporeità è ormai cosa ovvia; che la danza possa uscire da schemi e strutture che hanno talvolta paralizzato una grande energia pulsionale ci fa intuire qualcosa in più; che la danza possa divenire un mezzo di cura è un concetto affascinante, ma sicuramente non scontato. Curarsi danzando è una pratica antica che affonda le sue radici nella dimensione del sacro. Lo sciamano danza, il rituale cura, gli strumenti musicali evocano il battito cardiaco … è la visione di un mondo antico, “primitivo” che sicuramente affascina e tocca verità profonde.
Quando danziamo celebriamo la nostra esistenza, quando danziamo con consapevolezza diamo spazio e ritmo a sensazioni, emozioni, esperienze personali diverse. La Danzaterapia ci permette di portar fuori attraverso il movimento, anche piccolo e semplice, ciò che a volte rimane troppo chiuso, inespresso e compresso. (Cerruto 2008, FrancoAngeli Edizioni)
Gli sguardi possono metterci in relazione e i gesti possono creare legami: la Danzaterapia grazie alla dimensione riattivante del corpo-cuore, fa di questa possibilità un percorso terapeutico.
Anche solo pochi incontri possono bastare per un percorso di scoperta di risorse forse nascoste ma appartenenti a tutti.
Chi la pratica? Persone diverse per età e problematiche trovano nella Danza che si fa Terapeutica la soddisfazione di darsi lo spazio e il tempo per esprimersi: ognuno lavora con il proprio Limite in base agli stimoli dati dal Danzaterapeuta con cura e attenzione.
Come si pratica? In gruppo. Il sentimento di separazione non solo tra sé e gli altri ma anche tra diversi aspetti di una stessa persona viene gradualmente a cadere nel setting creativo e soprattutto non giudicante della Danzaterapia.
Le persone che partecipano agli incontri vengono da “fuori”, dalla visione di un paesaggio “esterno” vissuto spesso negativamente. Il macrocosmo è chiaramente vissuto come esterno a sé: la città con i suoi ritmi incalzanti, l’ambiente di lavoro vissuto come forzato in un contesto spesso competitivo o che non permette di mostrare la propria autenticità a cui consegue il fatto di non sentirsi rispecchiato e di sentire grande divario tra sé e il mondo. Quando i pensieri si frappongono tra l’essere e il mondo, avviene una perdita di spontaneità che può portare all’isolamento.
Scarsa autostima, affaticamento, stress tecnologico, dispercezione corporea, dolori articolari, cefalee, depressioni di diverso tipo sono in realtà una sorta di zattere che conducono le persone a scegliere di condividere un percorso di Danzaterapia. Persone con patologie più gravi quali anoressia o tumori o disturbi psichiatrici trovano nel setting ritualizzato e accogliente uno spazio creativo in cui confidare le proprie aspirazioni e danzarle. Per molti si sono verificati attimi di apertura alla dimensione spirituale in cui il dolore è stato vissuto come sorgente di comprensione per sé e per gli altri. Man mano che il percorso procede il microcosmo interno di ognuno cambia. La persona sin dai primi incontri sente riattivarsi il naturale e sano piacere di muoversi e contemporaneamente vede mutare gli altri imparando a sentirsi parte di una sorta di paesaggio in continuo mutamento.
I partecipanti alternano momenti di lavoro da soli in cui si relazionano con lo spazio interno ed esterno, con le diverse qualità della musica, con i materiali usati come stimolo, a momenti di incontro e contatto con gli altri. Nelle diverse forme del contatto con gli altri possono rispecchiarsi nella continuità delle relazioni non giudicanti. La dimensione empatica, da sempre presente nella Danza è stata avvalorata dalla scoperta dei neuroni specchio. Ognuno si esprime nella direzione dell’autenticità e nell’accettazione dei cambiamenti possibili per sé e per l’altro. Questo rispecchiamento avviene sia nei momenti danzati che nel cerchio di condivisione.
Le persone dichiarano spesso di sentirsi profondamente cambiate, di uscire diverse e si chiedono con stupore come andrà la settimana a seguire, così riferiscono:
“il mattino al risveglio mi sentivo le cellule rinnovate ed il sangue che circolava meglio… era proprio un “sentimento degli organi”… “..al lavoro mi sentivo diversa, mi ritrovai inspiegabilmente a canticchiare, anche con i colleghi le relazioni si fecero come più leggere… sembrava che anche loro si fossero accorti..” ”… ma allora in realtà non c’è differenza tra spazio interno ed esterno!”
Il cambiamento di ognuno, che trova conferme negli altri è pure paesaggio cangiante in un reciproco e continuo gioco di specchi. Cessa il processo mentale di auto giustificazione e inadeguatezza che potrebbe fungere da barriera protettiva sì, ma quanto isolante!
Il setting della Danza Terapeutica è paragonabile ad un giardino ove ogni radice trova spazio per crescere; a volte il terreno è un po’ duro ma prima o poi è sempre possibile che si aprano spazi di consapevolezza. Nella dimensione verticale, la persona si riconosce tramite tra Cielo e Terra e nella dimensione orizzontale entra nel gioco degli scambi tra sé e gli altri.
La qualità del movimento di ognuno si modifica e grazie al cambiamento della qualità di movimento si sciolgono tensioni e si aprono nuovi orizzonti.
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